Oh, guarda, sembra che dal sud, i giovani, se ne vadano al nord. Non è un fenomeno nuovo, ma questi ultimi dati rimarcano una situazione che nel risultato non è cambiata, ma è cambiata nella sostanza. Se la "valigia di cartone" rappresentava l'opportunità di chi, negl'anni del boom economico e dell'industrializzazione, decideva di lasciare il paesino per andare a occupare le fabbriche e i quartieri del nord, oggi la "valigia 24 ore" dovrebbe indicare il flusso di giovani laureati che vanno a giocarsela nelle grandi metropoli, nelle grandi società e nei quartieri dirigenziali. In realtà non è così semplice l'analisi, anche perchè non sono anni fiorenti per nessuno, figuriamoci per i laureati, tanti, troppi e poco selezionati a monte, che spesso ripiegano in un call center o in lavori che sembrano gavette, ma spesso sono fini a se stessi. Quindi, se il flusso continua ad essere così massiccio, vuol dire che la situazione è ancora più critica. Magari continueremo a dire che da noi manca il lavoro, dando la colpa a chiunque. Io credo che invece il lavoro c'è, anzi, in aree depresse ma che comunque restano inserite nel contesto economico nazionale ed europeo, il lavoro intellettuale è necessario. Il problema è che nessuno se ne accorge, proprio perchè non siamo abituati a progettare, ad avere ambizioni o obiettivi che vadano oltre la sopravvivenza quotidiana. Questo nostra mancanza di visione la si può notare a tutti i livelli, provocando un danno economico per tutta la società. Così, chi potrebbe guadagnare di più da una propria attività, si accontenterà e non riuscirà nemmeno a vedere le opportunità che lo circondano, pensando a vivere alla giornata, perchè i sogni o un lavoro più articolato fa paura, perchè non ci si pone nemmeno il problema di rivolgersi ad un consulente....con il risultato di non avere figure professionali, convincendoci che da noi non si possono avere. Chiaramente, l'espressione del popolo si rispecchia nella scelta dei governanti, che aldilà degli aspetti politici, nessuno mi sembra abbia quella visione proiettata al futuro che automaticamente dovrebbe influenzare tutta l'economia locale. Tirare a campare, conservare la poltrona o mantenere un piccolo guadagno, non dare responsabilità ai collaboratori o ai colleghi, insomma tutti freni allo sviluppo che tra le conseguenza ha proprio il continuo dell'emigrazione. Io sono convinto, proprio perchè ho fatto il percorso inverso, che da noi è tutto da costruire, che siano necessarie azioni che mirino a costruire eccellenze e stimoli per il miglioramento, tornare a guardare lontano, essere consapevoli che da soli non si va oltre il proprio cancello. Se le azioni, di governo e non, si rivolgeranno a questo e se (come sempre) noi, decidessimo che siamo ancora in gioco, tutto migliorerebbe e a quel punto la valigia di cartone la possiamo mettere nello sgabuzzino, magari riempiendola di ricordi.
venerdì 17 luglio 2009
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4 commenti:
concordo su tutta la linea . . . purtroppo manca proprio una visione di lungo periodo e noi tendiamo ad approfittarcene . . forse dipende anche dall'eccessivo consumismo che spinge a ridurre la vita degli oggetti e di conseguenza favorisce l'aumento della velocità di rinnovo. Questo comporta un utilizzo eccessivo di risorse per potersi continuamente aggiornare su tutto (di cose utili ed inutili) provocando un eccessiva considerazione del presente ed una ridotta lungimiranza . . chissà dove andremo . . erny
E già caro Ernesto, ma questa società che si muove velocemente, e quindi anche nei consumi, forse è inevitabile, il problema rimane la gestione, o meglio il rendersene conto e comportarsi di conseguenza in maniera più efficente e responsabile, ad iniziare dalla propria quotidianità. Ma so che tu stai bene attendo a queste cose. Un bacione, Ciao.
attendo?
ah, si..., scrivevo nella lingua di Ernesto
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